lunedì 22 dicembre 2008

Babbo Natale 2008

Babbo Natale è sceso pianino
giù dalla cappa del vostro camino
dentro al suo sacco riposti ha con cura
dolci e balocchi di fine fattura.

Guardando intorno un pò pensieroso
sopra al divano ha fatto riposo
e mentre il fiato si riprendeva
con fare assorto lui rifletteva.

Devo io avere sbagliato strada
casa, camino e anche contrada
con questo lusso di certo i padroni
non han bisogno di questi miei doni.

Tanta fatica ho fatto ad entrare
ed altrettanta dovrò farne ad uscire
manco il camino loro hanno pulito
e tutto sporco ora ho il mio vestito.

Se lo sapevo le renne giravo
e un pò al calduccio in Africa andavo
ma dato che, qui sono arrivato
per far vedere che sono passato
voglio lasciare un ricordino
ad ogni mamma, papà e bambino.

Lascio un bel bacio ed una carezza
un pò d'amore speranza e ricchezza
metto nel sacco sconforto e dolore
lacrime e pene che ammalano il cuore.

Siate felici per quello che siete
è la risorsa più grande che avete
e se vi avanza poi qualche panino
condividetelo con il vicino.

Vedrete come di un bel sorriso
s'illuminerà il vostro e anche il suo viso
il cuor si riempie coi buoni ricordi
il portafoglio solo coi soldi.

Sia un Buon Natale per tutti voi
lo sia speriamo anche per noi
ll nuovo anno fa già capolino
non penso proprio che scenda il camino.

Come potrebbe la cappa passare
con i bagagli che deve portare
è appena nato è ancor bambino
che sia propizio a lui e a noi il destino.

Sembra proprio così, sarà proprizio
Per il lavoro !!!

Provate ad anagrammare 3 volte:
Duemilanove

Dove lui Lena Dove lui lavora
Di Male Nuove Di nuove malevoli cose
Ei nulla vedo Non ne vedo nessuna

Tanti auguri a tutti ....

domenica 21 dicembre 2008

Vita da Bigolo

Facendo la rima vi voglio narrare
del bigolo d'oro le doti piu' rare
con poche parole vi voglio io dire
di come lui nasce e va poi a finire.
Da piccoli fori lui esce strizzato
e lento si torce, si avvolge di lato
si gira, si posa, sul tavolo piano
accolto con grazia da un palmo di mano.
Son strette sul torchio le mani e fan leva
son tese le braccia e la schiena si piega
per compier quel rito che ha del sublime
girando una vite che mai trova fine.
I polsi son stanchi, le braccia dolenti
i muscoli tesi sui dorsi possenti
s'arrestano a tratti per un riposino
e trovan conforto bevendo del vino.
La pentola bolle sbuffando vapore
sul volto del cuoco ch'e' tutto un rossore
si tuffa, si svolge, risale, discende
e a fondo poi va dolcemente.
Il tenero grano non sente piu' male
galleggia beato nell'acqua e nel sale
le membra distende, acquista sapore
e apre pian piano il suo cuore.
Stremato distrutto poi viene scolato
e dentro alla teglia ben ben rimestato
con l'anatra, il pesto o con la salsiccia
si sposa si mischia e acquista delizia.
Ormai gia' ha scordato del torchio la morsa
che stretta lo ha estruso dal bronzo con forza
sul piatto disteso mi sembra rinato
e dentro al sughetto lui sguazza beato.
Lo copre il formaggio di un candido manto
che rende il lombrico davvero un incanto.
Richiamo ancestrale per quelle papille
che sono rimaste finora tranquille
si stan preparando al rito finale
e sbavan saliva nell'antro mortale.
Si apre si chiude si storge la bocca
e dentro la lingua si agita e schiocca
ingurgita tutto e da del lavoro
a denti consunti avvolti nell'oro.
Discende poi triste in fondo alla panza
già persa del tutto ha ormai la baldanza
lo attende l'inferno che, aperta una breccia
separa con cura il buon dalla feccia.
Ormai moribondo e' il bigolo d'oro
da quando poc'anzi passato ha il piloro
trascorsa ha in un lampo la sua breve vita
Lui manco s'e' accorto ma è già finita.
E mentre riposa in quel cimitero
si sente la voce del culo sincero
"Di certo non sai che per altra filiera
verrai trafilato già prima di sera".

sabato 20 dicembre 2008

La faraona

Ci siamo ritrovati, stasera a casa mia
per stare un poco assieme, sereni in allegria
un pranzo succulento, Ornella ha preparato
farà goder di gioia, il vostro e il mio palato.

Si serve l’antipasto, il languorino cessa
s’attizzan le papille, gustando la soppressa
la polentina calda, va giù nel gargarozzo
sospinta quando serve, da un buon bicchier di rosso.

Inizia pigramente, l’atavico processo
che stretta dopo stretta, pian pian conduce al cesso
il bolo dolcemente, si struscia le budella
e quando trova l’aria, sospinge pure quella
che giunta all’orifizio, con gran soddisfazione
si espande un po’ trombando, la sua liberazione.

Può capitare a volte, che in preda all’emozione
si trovi un po’ compressa, nel cul delle persone
e sfiati lentamente, senza alcun rumore
tradita solamente, dal tipico suo odore.

Lì dentro al rosso anfratto, già scalpitano i denti
son pronti a triturare, i prossimi alimenti
che tosto arriva caldo, sul piatto di portata
un risottino ai funghi, che è proprio una figata,
ti avvolge col suo aroma, dal naso al cuore arriva
e già la bocca tutta, si riempie di saliva.

Discorrono inghiottendo, pian piano gli invitati
son già a mezza strada, per diventar beati.
scoppia di tanto in tanto, acceso un battibecco
che presto vien sedato, a colpi di prosecco.

E intanto il tempo passa, tra risolini e canti
in questo tribunale, i giudici son tanti
chi dice “è meglio il rosso” e chi gradisce “il nero”
e chi vede il rosato, il “vino” suo più vero.

Qualcuno viene travolto, da questo girotondo
e cerca le radici, dei mali de stò mondo
e chi tranquillo e quieto, trascorre la serata
cercando di indovinare, la prossima portata.
Arriva un nuovo piatto, sfornato ha la padrona
proprio per l’occasione, nà bona faraona.

Oh! cibo degli dei, dorata al punto giusto
le patatine intorno, aumentano il suo gusto
e l’insalata fresca, col balsamo all’aceto
mi spiace proprio tanto, finisca nel didietro,
la cosa vi consoli, in caso di recesso
ce la ritroveremo, raspando dentro al cesso.

Amici miei burloni, speriam che la serata
sia stata a voi gradita, seppure improvvisata
il merito di tutto, dovuto è alla padrona
che oltre ad esser brava, è ancora bella e bona.

Sinceramente vostro, finisco stà cazzata
vi abbraccio con affetto, e a voi buona serata.

venerdì 19 dicembre 2008

Caro Tino

Il nostro caro Tino andato è ormai in pensione
facendo marameo a un sacco di persone
La ferma decisione lui prese un bel mattino
le balle si era rotto di fare il galoppino.
Mi stampi le fatture, mi aggiorni il magazzino
controlli poi l'uscito, ma è questo il mio destino ???
Capitemi ragazzi non sono mica fesso
seguendo questo andazzo pulisco pure il cesso.
La stecca che io lascio di certo andrà a qualcuno
le rogne saran tante ma onori per nessuno.
Ho un po' di nostalgia, per esse-venticinque (ICL S25)
quand'ero io il reuccio assieme a Mario e Orlando
passato ho le mie notti, che cazzo, elaborando
E quante quante pizze, assieme abbiamo mangiato
penso che il Trocadero l'abbiam mezzo comprato.
Beffarda e un po' sorniona trascorre questa vita
un giorno dopo l'altro ci sfugge dalle dita
Tocchiamoci con garbo sia l'un che l'altra palla
di certo in questo modo noi resteremo a galla.
Vi serbo nel mio cuore con tanto tanto affetto
ma questo non vuol dire "venite con me a letto"
lo so che siete maci ma è meglio chi'io vi dica
che preferisco ancora la cara e bella fica.
Tra una cazzata e l'altra brindiamo in compagnia
sperando che domani ancora ce ne sia
la fronte sempre alta, lo sguardo nel futuro
perché lo dice Bossi, "noi ce labbiamo DURO

giovedì 18 dicembre 2008

Per gli sposi Erika e Roberto

Scusatemi signori riuniti qui davanti
un poca di attenzione vorrei da tutti quanti
ho scritto queste rime, lo so, son poca cosa
e voglio dedicarle alla novella sposa.
Ricordo quando nacque, sembrava un fiorellino
bagnato di rugiada succhiava già il ditino,
aveva le guanciotte rotonde e pacioccone
due occhi come perle e fame da leone.
Ornella la sua mamma non stava nella pelle
di bimbe ne avea viste, ma mai di lei più belle.
Ricordo quel mattino quanta trepidazione
per questa mia esperienza tremavo di emozione,
le nonne, non vi dico, parlando alle persone
facevano la ruota più bella di un pavone.
E crebbe questa bimba e visse la sua fiaba
giocando tutto il giorno assieme a Mario e Giada,
il babbo e la sua mamma per farle una sorpresa
le dissero un bel giorno di essere in attesa
e dopo nove mesi uscì da quel pancione
un vispo frugoletto che si chiamò Simone.
La nostra principessa faceva la maestra
menando bacchettate a manca e pure a destra
metteva tutti in fila le bambole e il fratello
picchiava sulle mani e a lei sembrava bello.
E venne pure il tempo il tempo delle mele
che col suo caldo vento del cuor spiegò le vele
pian piano quel vascello la riva abbandonava
ma a navigar nel mar ancor non si fidava
fin quando un bel mattino mettendosi la gonna
si accorse all’improvviso di essere già donna.
Meraviglioso mondo che nuove sensazioni
il cuore va a novanta traboccan le emozioni
e con la fantasia diventano concreti
speranze e desideri anche quei più segreti.
Quando quel giovanotto sul suo cavallo bianco
ai tempi della scuola, passato le era accanto
non s’era proprio accorta perché nei suoi pensieri
un principe non era … mancavan gli scudieri.
Poi cupido dall’alto scoccando la sua freccia
colpendola sul petto nel cuore fece breccia,
lei sciolse la sua chioma di fuor dal suo balcone
per far che il suo Roberto giungesse al suo verone.
Se quelle due famiglie Montecchi e Capuleti
ne narra anche la storia non furono mai lieti
le nostre due famiglie Rampazzo e Ostellari
sino dal primo giorno l’un l’altro furon cari.
Passaron poi i giorni i mesi ed anche gli anni
ma i nostri due colombi non combinaron danni
tubavano da soli o a volte in compagnia
e dove c’eran loro li cera l’allegria.
Quel sogno nel cassetto volevan realizzare
in bianco e in doppio petto dirigersi all’altare
e presto venne il giorno che il sogno si esaudì
ed è proprio per questo che siam noi oggi qui.
Noi ti preghiam Roberto coltiva questo fiore
innaffialo ogni giorno con tanto tanto amore
bisbigliale all’orecchio “sei tutta la mia vita,
tra tutte le altre donne sei tu la preferita”.
Sii dolce caro e buono e non dimenticare
di morderti la lingua prima di brontolare,
non risparmiar le coccole ne i baci o le carezze
e al petto forte stringila sciogliendo le incertezze.
Vedrai tu dal suo cuore un limpido ruscello
sgorgare, e tumultuoso mutarsi in torrentello,
s’ingrosseran le acque correndo verso il mare
e non esiste forza che le potrà fermare
tutto verrà travolto da spumeggianti onde
che saliranno in alto riflesse dalle sponde
si perderà la mente tra questo turbinio
raggiunta infin la meta vi troveran l’oblio.
O dolce e cara figlia or cambia la tua vita
e dentro al nostro cuore velata è una ferita
noi ti vogliamo bene ma tanto tanto tanto
e so che nel tuo cuore sai riconoscer quanto.
Ci fosti tu donata da un essere Divino
che oggi ha benedetto il nuovo tuo destino
di te e del tuo sposo noi siamo molto fieri
l’abbiamo conosciuto che a noi ci sembra ieri
quest’oggi sull’altare raggiante ti ha portato
e fedeltà per sempre con gioia ti ha giurato.
Rispettalo ti prego e amalo col cuore
che sia d’esempio a tutti il vostro grande amore
sii sempre dolce e cara sorella amante e moglie,
a volte con lo sguardo l’altrui desir si coglie.
Suvvia miei cari sposi su, datevi da fare
un vispo pargoletto vorremmo coccolare
ritroveremo ancora lo spirito Divino
che aleggia nelle case accanto ad ogni bambino.

mercoledì 17 dicembre 2008

Dedicata a Erika

Per chi coltiva un sogno
diventa suo bisogno
raggiunger quella meta
che tanto si è sognata
e dentro nella mente
già vera è diventata.
E’ giunta la tua ora
spalanca le tue braccia
e corri incontro al mondo
con il sorriso in faccia.
La forza dei tuoi sogni
ti servirà a spianare
davanti a te la strada
dove dovrai passare.
Vedrai che nulla esiste
più forte del tuo amore
se giorno dopo giorno
eserciti il tuo cuore.
Noi siamo a te vicini
in questo lieto giorno
che a tutti noi ricorda
la tua venuta al mondo.
Brindiamo alla tua vita
sia prospera e serena
assieme al tuo Roberto
di gioia sarà piena.

martedì 16 dicembre 2008

Dedicato a Sofia ( Emozioni )

Mi perdo e mi ritrovo in questo immenso mare seguendo la scia lasciata da mio padre e mia madre.
Turbinio di emozioni, frenesia della vita, silenzio profondo della notte.
Assaporo sereno l'amore che mi pervade pensando a mia moglie e ai miei figli.
Vorrei che questo tempo durasse in eterno, sospeso nell'aria cristallina di in mattino di settembre.
E' sera ascolto i rumori della vita, l'odore della terra dopo la pioggia che mi entra nelle vene rimescolando antichi ricordi ed echi lontani quando con i miei amici giocavo cavalcando i mucchi di fieno nelle tiepide sere d' estate.
Sono felice, grazie o mio Signore io sono felice e ti ringrazio di questo.
Non so se è un sogno, un benevolo destino o la chiave che apre la porta verso l'immenso.
Oh! Dolce bimba ho visto nei tuoi occhi il guizzo della vita che lentamente si fa strada dal cuore di una mamma.
Amore senza limiti amore senza ritorno amore, solamente amore.
Le fragili tue membra si avvinghiano a quel seno che sempre saprà donarti una goccia di speranza.
Spero presto di poterti fare danzare sulle mie ginocchia.

Ps.
Scritta la sera della sua nascita 7/8/2006

E' Nata

E' nata è nata è nata
la piccola Sofia,
quest' emozione forte
portar può alla follia.
E' bella come il sole,
nel candido lettino
mi sembra che ogni tanto
mi faccia l'occhiolino.
L'ha un angelo del cielo
mandato dal Divino.
posata con dolcezza
nel morbido lettino
Un bacio e una carezza
le ha dato piano piano
sfiorando il suo visino
col palmo della mano
Le ha detto siì felice
e cresci forte e sana
protetta nel tuo nido
dal babbo e dalla mamma.
Un giorno dopo l'altro
percorro la mia via
da oggi terro' stretta
la mano di Sofia.

Ps.
Scritta subito dopo il parto 7/8/2006

lunedì 15 dicembre 2008

E fu così

Quel di lontano quando t’incontrai
nacque l’amore nel mio cuor lo sai,
dolcissimo il tuo viso ancor mi piace
piu’ dolce ancora era la tua voce
che con pudor diceva t’amo anch’io
e t’amero’ per sempre amore mio.

E fu cosi’ che il primo di quel mese
quando sfiorite non sono ancor le rose
vestita come un giglio immacolato
li’ sopra a quell’altare a te ho giurato
di esserti fedele e buon consorte
sia nella buona che cattiva sorte
e rimanere sempre a te vicino
perche’ eravamo in due ma un sol destino.

E siam rimasti accanto in questi anni
che han dato al nostro cuore gioie e affanni
e chi di noi all’altro ha un po’ piu’ dato
forse non sa che e’stato ancor piu’ amato.

Ti chiedo scusa dolce mia compagna
se la mia vita spesso non fu degna
e a un altro in quei momenti avrei dovuto
lasciare tutto il bene che mi hai dato.
Avrei pero’ io perso il sol motivo
che fa sentire il cuore ancora vivo
perche’ io non saprei sai rinunciare
al cuore tuo e i figli mai d’amare.

Per questo sai io te ne sono grato
forse non pensi quanto io t’ho amato
e questi versi che mi spuntano dal cuore
li ho scritti solo a te mio dolce Amore.

Dedicato alla moglie ORNELLA
In occasione del 25^ di Matrimonio
( 1 Giugno).

domenica 14 dicembre 2008

Laurea Roberto

Miei cari amici, avete giocato, e proprio per benino mi avete legnato
oh! quanti calci che ho preso nel culo, non crederete ch’io sia il vostro mulo,
voi non potete mancar di rispetto, or son dottore, nessun ve l’ha detto ?
Ho sempre corso con piede sospinto, ed alla fine, la mia gara ho vinto
la toga nera mi son meritato, assieme al titolo di avvocato.
Ora un lavoro io debbo trovare, perché al più presto mi voglio sposare
la sull’altare la cara morosa, voglio vedere vestita da sposa.
Caro papà, io sono sincero, è una ragazza che amo davvero
caccia i soldini, mi devo sbrigare, prima che idea, lei possa cambiare.
Quante fatiche, quanti tormenti, studiare sempre e stringere i denti
e quante notti passate male ad occhi aperti sul mio guanciale.
Cara mammina, sei stata paziente, in questi anni non m’hai detto niente
forse pensavi, “è tempo sprecato, mai lo vedrò io laureato”.
Proprio per questo, più impegno ci ho messo, e tante volte, anche nel cesso
mi son rinchiuso, in questi mesi, per concentrarmi sulla mia tesi.
Qui tutt’intorno, amici e parenti, mi fan sorrisi a trentadue denti
ora ho capito, mi nasce il sospetto, stanno aspettando di andare al banchetto,
di urla e grida e confusione, ne’ han già fatta indigestione.
Non brontolate, restate un po’ al gioco, questa gazzarra finisce tra poco,
poi festeggiando, tra canti e danze, voi riempirete, le vostre panze
e spedirete, giù nel budello, fresco e frizzante del buon vinello.
Non so che dire, vi sono grato, proprio per questo, io vi ho invitato
voglio serbare dentro al mio cuore, la commozione di queste ore
e su ogni foglia di quest’alloro, il vostro nome vergare in oro.
Oh! caro babbo, mia dolce mamma, voi siete stati per me la manna
che fame e sete, sempre ha placato, e in fondo all’animo corroborato
vi voglio offrire, di vero cuore, questo traguardo con tanto amore.
Sarà banale … sono commosso … di convenevoli non sono esperto
ringrazio tutti vostro Roberto.

sabato 13 dicembre 2008

La Storia di Franco (1)

El 31 disembre de l' ano sinquanta
che fora Madona de neve ma quanta
in una dee case la dentro al bogheto
tra urla e tra sighi xe nato Francheto.
So mama stratolta da quea soferensa
coa lingua de fora diseva pasiensa
ze mejo un putin, Giusepe e Maria
che avere soferto par na maeatia.
Finio za so mare lo ghea de lavare
sbatendo la porta vien dentro so pare
che cosa e sucesso perche sto casin
e in brasso a so mama el vede el putin
che se ramenava movendo e gambete
e un fià de ingordon ciuciava za e tete.
Ma porco porcasso mi non lo savevo
se no da sta casa mi non me movevo
garia mi vossuo de fare a me parte
e no in ostaria zogare le carte.
E po chi me dize che el fioeo sia mio
bisogna che o varda davanti e dadrio
coi tempi che corre fidar non dovete
de amissi e parenti e manco del prete.
El bocia magnava magnava e creseva
e drento chea boca de tuto el meteva
sia terra che sassi la dentro el parava
snaroci compresi smissiai con ea bava.
Un fia piu grandeto soa corte el zogava
e zo le mudande a Caroina el tirava
cossi che so mama sperando che el smete
lo ga in seminario manda a fare el prete.
E dentro a sto posto el ga resistio
ma giorno per giorno el ze dimagrio
el jera xa un toco che lu se sfogava
ea man consumada da quanto el menava.
Tornà le lu a casa ormai za studiato
el jera un pò prete e anche un pò mato
e quando i so amissi lo ga riveduo
io ga saludà e tolto pal cueo.
El serca un lavoro e anche a figheta
distà insieme a Mario insima a lambreta
ricordo chea volta che jerimo al mare
e che a Margherita el voeva cucare.
Vedendo che a Limena gaveva successo
quei quattro tosati sonando in complesso
li ga anche lu vossudi copiare
e insieme ai Lenkis el se ga messo a sonare.
Passà ze chei ani in quatro e quatroto
e sempre el zercava de tociare el biscoto
fin quando na volta alfin ze riuscio
e a Egle Rosseto el ga lu impienio.
Oh! Salvate mama, che scandalo grande
el ga a me putina tira zo e mudande
andemo dal prete co so pare e so mare
perchè lu al piu presto la deve sposare.
Ze meio che prima che o sappia el paese
andemo da Cingano a fare le spese
perchè se el corredo dovemo comprare
bisogna che in pressa se demo da fare.
E dopo el so tempo, cioe nove mesi
vedemo che i schei ze sta si ben spesi
ze nato un gran beo e grosso putin
pero ch'el gavea un so difetin.
De tute le robe che in man lu ciapava
saltandoghe sora de colpo el spacava
pensava so mama, e un bimbo precoce
ma invece i so amissi diseva e una croce.
Intanto el bon Zago che non jera mago
meteva via i schei ligai con un bel spago
fin quando che dentro a chel so stramasso
non ghera piu posto, non stava piu un casso.
Cossì el ga deciso copiando da Piero
de metere su anche lu el so impero
e speso el ga tutto fondando l' azienda
che da bon latino ciamò Imprimenda.

O caro Francuzzo che bravo sei stato
son dolci ora i frutti ma quanto hai sudato
hai sempre sognato la tua bicicletta
e ora pedali, ma sempre piu in fretta.
Su fermati un poco qui siamo tra amici
vedrai passeremo delle ore felici
finire un altr'anno coi botti vedremo
sperando che il nuovo sia un pò piu sereno.
Di certo stanotte rispetti il tuo motto
facendo alla Egle assaggiare il biscotto.

venerdì 12 dicembre 2008

Franco 2 ( La Vendetta )

Continua ea storia del nostro bon Zago
Pensavo el cambiasse ma l'e' ancora mago
Capisseme ben intendo un fia' mona
Che el scettro se merita e anca a corona
Lu n'altro bel gropo el ga fato sol spago
Par non smentegasse sto ano da mago
Chel xe za passa' come i altri in te un lampo
E quei che ghe resta ze sempre un fia' manco
Ze tanti ormai i gropi in sima ch'ea corda
Non resta piu' spassio el cao ze finio
In pressa na zonta co' n'altro rocheo
E altri ottantanni el se ga garantio.
SUSUM CORDA (innalziamo i nostri cuori).
El va Insieme ai preti ch'el pare immatio
El canta el fa cene e i ga sempre drio
Me vien da pensare, ma a vita ze sua
Che lu sia un fia' prete e anca un fia' cuea.
Ghe ze so moiere che a ze desperada
In quanto ze un toco che lu non la ciava
Ghe sbrusa a cicieta ghe manca a capea
Cossi' ogni tanto ghe vien a scaldanea.
Coa suocera po' nol xe mai d'accordo
Noa ascolta coe rece el pare un fia' sordo
Ghe gira un fia' i totani sentendoea dire
Che tuta sta' pachia ea ga da finire.
Dai vanga un fia' l'orto, su pianta i sucati
sCiaresa el saturco e nega chei gati
Che nati xe jeri la drento al granaro
E butali tutti dadrio in tel leamaro
Se no' come sempre te spendi e te spandi
E a late e crochete tei tiri fin grandi.
Da bravo tosato nol dise mai gnente
El xe bevoeuo da tuta la zente
In specie da quando che drento a Imprimenda
Lu offre i buffe' che paga l'azienda.
Se ga' lu inventa con tanto bon core
Che tutti chei Zago xe degni de onore
E quindi li publica el ghe fa cartoine
Li pica sul muro come fosse veline.
El dize che questo ze un bon investimento
Par farse conoser e el pare contento
Con tuta a so sienza nol ga ancor capio
che unco' quel che conta ze tete e dadrio.
L'e' proprio stratolto e pi' nol ragiona
Ea ze a conseguenza de chi non va in mona
Che jera ea Egle a Susy e Bissotto
L'antonia co Tino e a Ornella fa otto
Ch'el se vegnu forza con n'altra cagada
Disendo che a fede el ga perso paa strada
Che pi' nol ghe crede ne a preti ne a frati
Parche' tutti quanti i da forza da mati
Mi penso ch'el jera un poco imbriago
E forse el pensava ai gropi in tel spago
Se ognuno vardasse nee proprie mudande
La macia de merda ze sempre pi' grande
A Egle a me dize che lu l'altra notte
se sveja de colpo che mai ze successo
ancor col corbato da quanta paura
Parea ch'el morisse coa testa in tel cesso
Madonna Signore su feme sta grassia
Non vojo ch'el mora saria na disgrassia
Ch'el vomita pure ma feo qua restare
Che tanti ze i debiti che el ga da pagare.
Ze tante le robe che mi voria dire
Ma sempre a putane e va po' a finire
El fa un soriseto a chitarra el me sona
E sensa creansa el me manda anca in mona.
Gavemo schersa' o caro Francheto
Ze za mezanotte finio ze el banchetto
Sto ano finise fazendo baldoria
Tiremo le somme, ci fu vera gloria ?
O so che a notte portar poe consiglio
Fazendo un bel sonno e prima un sbadiglio
Ma non smentegarte ti prima de tore
Na bea camomilla fazendo l'amore.

giovedì 11 dicembre 2008

60 Anni ... Ricordi ... in rima

Cari ragazzi il tempo è volato
qualcun di noi s’è perso e poi s’è ritrovato
a tutti quanti fu esteso l'invito
ma pochi sembra lo han recepito.
Noi volevamo assieme brindare
e i sessant’anni un po’ esorcizzare
un compleanno davvero speciale
passarlo assieme non penso sia male.
Crudele il tempo che le spalle schiaccia
e sopra il viso lascia la sua traccia
ma in fondo al cuore noi siamo gli stessi
e dentro agli occhi gli stessi riflessi.
Coi sogni in tasca iniziammo il cammino
ma fu propizio per tutti il destino ?
non serve a volte avere le palle
se la fortuna ti volta le spalle.
Lungi da noi il far dei confronti
coi nostri amici noi siamo sempre pronti
e se qualcuno ci chiede una mano
noi prontamente gliela porgiamo.
Ricordo ancor con molta nostalgia
le corse folli lungo quella via
nel fieno secco quelle capriole
che facevam felici sotto il sole.
Fin quando esausti a casa rientravamo
e sgrida e botte poi ci prendevamo
ci sentivamo in cuore campioni
ma per la gente soltanto lazzaroni.
Quando di Maggio in ogni contrada
tutta la gente la sera si incontrava
piccoli gruppi attorno ai capitelli
come se fossimo tutti fratelli
e mentre il giorno fuggiva via
noi intonavamo l’Ave Maria.
Qualche bimbetto si defilava
andando a lucciole lungo la strada
volendo a tutti farle vedere
le imprigionava in un bicchiere.
Ricordo quanto abbiamo giocato
con i sassetti sopra quel selciato
che prima in alto noi lanciavamo
e poi col dorso riprendevamo.
O lo scalone segnato per terra
un piede in alto, alto da terra
calciava l'altro una scaglietta
saltando dentro a dei quadrati
che avevamo noi disegnati.
E giocavamo davanti al sagrato
bello nel nome, Felice e Fortunato
a tegna alta poi a bandiera
e a nascondino fino alla sera.
A fazzoletto a mussa e a corda
E tanti altri chi si ricorda ?
(Pindolo , banditi , mago , palla …)
La buona frutta noi rubavamo
poi sopra l’erba noi cadevamo
un po’ impauriti in tutta fretta
poi via di corsa in bicicletta
quando giungeva urlando il padrone
che ci menava con un bastone.
Nulla avevamo eppur felici
noi eravamo di tutti amici
ma si vedeva a volte di botto
volare in aria qualche cazzotto
perché sappiamo che in un pollaio
più galli metti più grande è il guaio.
E siam cresciuti tutti in quegli anni
vestendo sempre gli stessi panni
sembravan proprio pedate di mulo
quelle due pezze sopra al culo.
E la domenica si andava a messa
la tiritera, sempre la stessa
pregava Il prete li sull'altare
noi giù in latino a miagolare
da quelle bocche che strafalcioni
che il buon Dio ce li perdoni.
Ognuno attento se il suo vicino
interpretando un po’ quel latino
tirava fuor nuove parole
che pronunciate assieme o sole
rendevan vive quelle preghiere
più colorite e a volte più vere.
La fionda a elastici di para dura
noi costruivamo con grande cura
con la forcella ben sagomata
e dentro al forno poi brustolata
in quelle tasche di noi ragazzi
trovava posto assieme ai sassi.
Quanti fischietti tutti di ottone
ci fabbricammo con gran passione
con le cartucce sparate fuori
dalle doppiette dei cacciatori.
Un bel grembiule, colletto bianco
sul petto i numeri oppur di fianco
tutti alla scuola ci recavamo
in doppia fila man nella mano.
Penna pennino, matita e gomma
Il sussidiario due o tre quaderni
e un bel panino di mortadella
trovavan posto nella cartella.
Questi ragazzi senza pretese
sono cresciuti con poche spese
e un po’ più grandi senza fiatare
sono partiti per militare.
Le pie fanciulle più miti e buone
sollecitate dalle matrone
si sono messe di buona lena
lenzuola e federe a ricamare
e un bel corredo confezionare.
Ci sono stati un po’ più avanti
I primi amori e i primi pianti
e a volte persa la tramontana
hanno sfilato giù la sottana.
Piccole cose un po’ banali
Poi divenute molto speciali
un bel sorriso o una carezza
portano gioia dov’è tristezza.
Finale
Or siamo tutti grandi e vaccinati
Qualcuno scapolone altri sposati
Con tanti nipotini da viziare
E tante troppe cose ancor da fare
A Te o Dio del ciel sull’alto trono
Chiediamo solamente un altro dono
Non so se è compatibile ai Tuoi fini
Ma facci ritornare ancor bambini….
E se alla fine noi dovremo poi incontrarci
Te lo farem saper quando chiamarci.

mercoledì 10 dicembre 2008

I nostri primi 60 anni

A voi cari ragazzi, che siete un poco pazzi
e a voi dolci pulzelle, che siete le piu belle
noi rinnoviam l'invito gia fatto a 50 anni
di ritrovarci ancora, qui dopo 10 anni
per ricordare assieme, la sorte permettendo
i nostri verdi anni, trascorsi sorridendo.
Lo so che vi distolgo dai mille vostri impegni
e tempo non avete per frequentar convegni
ma in fondo che vi chiedo, soltanto un paio d'ore
il tempo che ci vuole per fare ben l'amore.
Notato ho l'altra volta che state bene assieme
la voce non vi manca e chiacchierate bene
se poi lubrificate la vostra gola secca
scolando del prosecco non fate piu cilecca
e dentro a quella panza che oggi e' un pò più grande
sparate senza tregua giu' il vino e le vivande.
S'imperla sin la fronte di tiepido sudore
ma non perche' fa caldo, interno e' quel calore
chi dice che la colpa e delle scaldanelle
chi dice che i maroni non trovan più frittelle
mi sa che sti sudori esprimon la goduria
ora che solo in panza, risiede la lussuria.
Tra canti e battimani passiamo una giornata
facendo gran bisboccia con tutta la brigata
e come gli stilisti che son dei bravi sarti
tagliamo un poco ancora i panni addosso agli altri.
Chi invece si lamenta e dice “il mondo e' brutto“
la vita si rovina e resta a becco asciutto.

martedì 9 dicembre 2008

Laurea Simone

Il nostro buon Simone quest'oggi laureato
è giunto al suo traguardo alquanto trafelato
pensavo ... per quanti anni ancor dovrò pagare
all'università le tasse per farlo laureare
ma il nostro baldo eroe fu punto dal rimorso
raggiunto ha alfin la meta stringendo forte il morso.

Ricordo quando nacque quel vispo frugoletto
e quante volte il letto dividere dovemmo
assieme alla sorella buonanima anche quella.

Quand'ero fuori casa a volte per lavoro
facevano la gara per prendere quel posto
prezioso più dell'oro, nel morbido lettone
vicini alla mammina dormendo fin mattina.

E tutte quelle sere che in mezzo ai due lettini
mi distendevo al buio accanto a quei visini
per farli addormentare le fiabe mi inventavo
e poi mi risvegliavo che era mezzanotte
a penzolon del letto con l'ossa mezze rotte.

Sovente facevamo d'estate con gli amici
le ferie nei campeggi ed eravam felici
ma sempre verso sera nell'or di desinare
veniva al buon Simone la voglia di caccare
tanto che il buon Fabrizio fratello di Lucia (Casamassima)
in quel di Punta Ala coniò una poesia.
Diceva o buon Simone sei proprio un gran caccone
e lui diceva embè caccon sei pure te.

E crebbe forte e sano che ormai già grandicello
noi solo per provare d'estate lo mandammo
assieme alla sorella in una colonia al mare.
Il cuor ci si stringea quando lui ci chiamava
per dirci come stava e intanto lacrimava
diceva tra i singhiozzi oh! caro babbo e mamma
il pannolin mi metto ma va a finire sempre
che piscio dentro al letto.

Del calcio e poi del basket fu preso da passione
tanto che credevamo ne uscisse un gran campione
invece il suo destino seguiva un'altra pista
la musica lo prese per farne un chitarrista.

Gli studi proseguiva con buoni risultati
tanto che lusingati noi lo lasciammo fare
fin quando lui ci disse ora mi sento pronto
non crederete mica ch'io forse sia un pò tonto !

Assieme a qualche amico della mia stessa età
mi iscrivo pure io all'università
e eleggo a facoltà mia proprio l'ingegneria.

Lui proprio non sapeva la strada che prendeva
che infido pantano avea preso per mano
che duri sacrifici che giorni assai infelici
e notti travagliate sarebbero arrivate.

E manco farlo apposta per complicar la cosa
veniamo poi a sapere che Giulia e sua morosa.
Lo dice pure il saggio la moglie come i buoi
la devi tu cercare sol nei paesi tuoi
invece lui testardo lontan l'avea trovata
e a frequentare prese la landa desolata.

Ma come a volte accade il feeling tra le coppie
può nascere e finire nell'arco di una notte
e fu cosi che Simon concorde con Giulietta
decise che la vita con lei gli andava stretta
si strinsero la mano con gesto di commiato
e dissero che in fondo avevano scherzato.

Non passa molto tempo che dice alla sua mamma
guarda già sto pensando alla mia nuova fiamma
si chiama Elisabetta e abita a Vicenza
non devi preoccuparti non hanno gatti in mensa.
Vorrei proprio vedere risponde pronta Ornella
al buon Napoleone non piace la padella.

Il nostro buon Simone ha proprio il cuore d'oro
e meritato ha certo sul capo questo alloro
Il coccolo di mamma un uomo è diventato
e penso che più volte lo abbia dimostrato.

Conserva nel tuo cuore i buoni sentimenti
e ti vorranno bene sia amici che parenti
rifletti sempre prima di dire le cazzate
non fare come il babbo che a volte le ha sparate

Noi ti vogliamo bene ma tanto tanto tanto
e sei per noi lo sai con Erika il nostro vanto
facciamo con le mani un grande girotondo
stringiamoci l'un l'altro che ne ha bisogno il mondo.
In questo grande abbraccio nel mezzo sta Sofia
la bimba più graziosa e bella che ci sia.

Oh! caro il mio dottore ormai sei vaccinato
noi quello che avevamo col cuor ti abbiam donato
lo so che tu sei buono e sei riconoscente
ma solo coi propositi non si combina niente.

Rimboccati le maniche e datti un pò da fare
e giunta anche per te l'ora di lavorare.
Finito ho ormai l'inchiostro per questa mia poesia
non so se bella o brutta di certo è solo mia.

Ti ringraziamo ancora con tutto il nostro cuore
perchè tu in questo giorno ci hai fatto tanto onore
... Oh! caro mio Dottore ... DEL BUSO DEL CUL ....

lunedì 8 dicembre 2008

Natale Mario 2006

Un vecchio con la barba, è sceso nei camini
portando dei regali, per grandi e per piccini
è candida la chioma, fatica un pò il suo passo
sorride con dolcezza nel suo vestito rosso.
In questo lieto giorno, é grande la magia
che lacrime e tristezza d'incanto spazza via
si stringono le mani, son tutti un pò più buoni
sarà sincero amore o indotto da quei doni ?
Ho visto poi arrivare, quel BABBO piano piano
stringeva tre pacchetti, nel palmo della mano
e deponendo i doni, ha fatto un bel sorriso
pensando alla sorpresa, si è illuminato in viso.
Vi voglio tanto bene, e ancora tanto tanto
restate come siete, di voi mi faccio vanto
spero questi regali, vi rendan più felici
Un Buon Natale a voi e a tutti i vostri amici.

domenica 7 dicembre 2008

CINQUANTA

Cinquanta sono gli anni ormai passati
ne restano altrettanti ai fortunati
talvolta li abbiam spesi malamente
talaltro lavorando alacremente.
La vita ci ha sorriso ma l'incanto
a volte tramutato s'è anche in pianto
partiti siamo sempre lancia in resta
ci ha fatto poi il cammin chinar la testa.
La gioventù elargito ci ha il vigore
ma la saggezza e nata sempre dal dolore
oh! quante volte abbiamo fatto gli smargiassi
e siam tornati indietro poi sui nostri passi.
Ogni stagione porta con se frutti
che son maturi e belli o acerbi e brutti
a volte un po d'amore e di pazienza
ci insegna a trarne fuori sol l'essenza.
Tiriamo un po le somme e riflettiamo
la vita che viviam ce la creiamo
Rimasti siam ragazzi dentro al cuore
L'aspetto noi curiamo con amore
Talvota qualche ruga solca il viso
Rendendo interessante anche il sorriso.

Cinquanta assorto é nei pensieri sulla panca
negli occhi gli si legge un'aria stanca
il cuore suo sobbalza e l'aria manca
ma pensa trepidante a quanto resta
per fare con gli amici la sua festa.
Ricorda con rimpianto e nostagia
la gioventù trascorsa in allegria
le corse a perdifiato sopra i prati
che verdi come gli anni son volati
e quel furor che aveva nei calzoni
ritrova alquanto quanto molle e a penzoloni.
Gli amici del suo cuore e le ragazze
che nel vederlo dice andavan pazze
la folta chioma ormai che se n'è andata
lasciando la sua crapa levigata
e un refolo di vento guarda storto
perché scompiglia tutto il suo riporto.
E prorompente ancor la sua compagna
che ben si trucca e veste in pompa magna
ma quando lei si spoglia nell'alcova
soltanto impalcature lui ritrova
e senza quei puntelli il grosso seno
si srotola ai ginocchi in un baleno.
Con fare smaliziato e un po' monello
gli fa capir che vuole fare quello
e mentra scopre piano il suo giardino
scodinzola con grazia il mandolino
ma quando il deretano tocca il letto
dal peso geme pure il sottotetto.

sabato 6 dicembre 2008

A un caro amico

Nel sacco dei ricordi ho rovistato
e tante cose belle vi ho trovato
la forza e la baldanza dei vent’anni
che un po’ si è affievolita lungo gli anni,
gli amori e gli ideali ai primi passi
la scuola che procede ad alti e bassi
le carte al bar giocate con gli amici
spendendo i pochi spiccioli felici
e le nuotate al Brenta “il nostro mare”
le canne di bambù per poi pescare.

Divenni poi più grande e mi fu detto
di fare del Signore il chierichetto
sbirciavo giù tra i banchi dall’altare
cercando la mia bella di trovare.
e’ lì che io conobbi questo amico
che porto ancor nel cuore io vi dico
ricordo che imperioso sull’ altare
il tempo trascorreva a predicare, e
un giorno disse fatemi un saluto
quando pensate che il mio tempo sia scaduto.

Ricordo poi le notti di Natale
che i piedi ci lavava col boccale
lasciando i parrocchiani un po’ stupiti
perché non comprendevano quei riti
fondò poi quel suo club nel patronato
è lì che musicista io son nato.

E festeggiammo assieme i compleanni
in gruppo con gli amici di quegli anni
col tempo le chitarre abbiamo appeso
e ognuno la sua strada ha poi intrapreso
finito era il tempo di giocare
da grandi dovevam pur lavorare.

Chi ha messo su famiglia e si è sposato
chi nei suoi studi proseguito e laureato
chi per la patria un anno è andato a fare
vestito in grigioverde, il militare.

Ci siamo persi e poi ci siamo ritrovati
e sempre con gran gioia salutati
quel seme che sapiente avei impiantato
pian piano col calore è germogliato
e ha prodotto dentro il cuore di noi tutti
soltanto buon raccolto e buoni frutti.

Ricordo a volte un po’ con nostalgia
quei giorni che passammo in allegria
e se potessi indietro io tornare
le stesse cose ancor vorrei rifare.

Oh! caro amico ti ringrazio dell’invito
il tuo banchetto ancora tutti ci ha riunito
con qualche ruga, manca pur qualche capello
il nostro aspetto si può dir non sia più quello
cambiata forse un po’ anche è la voce
ma dentro agli occhi abbiam la stessa luce.

Vogliamo festeggiarti in questo giorno
e stare tutti stretti a te intorno
è un bel traguardo, già, ma non sarebbe male
se il Padre Eterno ti rendesse anche immortale

Uno dei Laetantes

Caprice de Dieux

E' questo un dolce fatto con amore
Con le mie mani e un pizzico di cuore
La sua ricetta e' semplice ed antica
Me l'ha insegnata una mia cara amica
Mi auguro di cuore che vi piaccia
In fondo in fondo e' solo una focaccia
Che nel suo impasto contiene un po' l'essenza
Di quel che rende lieta l'esistenza
Un po' di sale di zucchero e farina
La stretta piu' sincera di una mano
E ... amici piu' di prima