giovedì 18 dicembre 2008

Per gli sposi Erika e Roberto

Scusatemi signori riuniti qui davanti
un poca di attenzione vorrei da tutti quanti
ho scritto queste rime, lo so, son poca cosa
e voglio dedicarle alla novella sposa.
Ricordo quando nacque, sembrava un fiorellino
bagnato di rugiada succhiava già il ditino,
aveva le guanciotte rotonde e pacioccone
due occhi come perle e fame da leone.
Ornella la sua mamma non stava nella pelle
di bimbe ne avea viste, ma mai di lei più belle.
Ricordo quel mattino quanta trepidazione
per questa mia esperienza tremavo di emozione,
le nonne, non vi dico, parlando alle persone
facevano la ruota più bella di un pavone.
E crebbe questa bimba e visse la sua fiaba
giocando tutto il giorno assieme a Mario e Giada,
il babbo e la sua mamma per farle una sorpresa
le dissero un bel giorno di essere in attesa
e dopo nove mesi uscì da quel pancione
un vispo frugoletto che si chiamò Simone.
La nostra principessa faceva la maestra
menando bacchettate a manca e pure a destra
metteva tutti in fila le bambole e il fratello
picchiava sulle mani e a lei sembrava bello.
E venne pure il tempo il tempo delle mele
che col suo caldo vento del cuor spiegò le vele
pian piano quel vascello la riva abbandonava
ma a navigar nel mar ancor non si fidava
fin quando un bel mattino mettendosi la gonna
si accorse all’improvviso di essere già donna.
Meraviglioso mondo che nuove sensazioni
il cuore va a novanta traboccan le emozioni
e con la fantasia diventano concreti
speranze e desideri anche quei più segreti.
Quando quel giovanotto sul suo cavallo bianco
ai tempi della scuola, passato le era accanto
non s’era proprio accorta perché nei suoi pensieri
un principe non era … mancavan gli scudieri.
Poi cupido dall’alto scoccando la sua freccia
colpendola sul petto nel cuore fece breccia,
lei sciolse la sua chioma di fuor dal suo balcone
per far che il suo Roberto giungesse al suo verone.
Se quelle due famiglie Montecchi e Capuleti
ne narra anche la storia non furono mai lieti
le nostre due famiglie Rampazzo e Ostellari
sino dal primo giorno l’un l’altro furon cari.
Passaron poi i giorni i mesi ed anche gli anni
ma i nostri due colombi non combinaron danni
tubavano da soli o a volte in compagnia
e dove c’eran loro li cera l’allegria.
Quel sogno nel cassetto volevan realizzare
in bianco e in doppio petto dirigersi all’altare
e presto venne il giorno che il sogno si esaudì
ed è proprio per questo che siam noi oggi qui.
Noi ti preghiam Roberto coltiva questo fiore
innaffialo ogni giorno con tanto tanto amore
bisbigliale all’orecchio “sei tutta la mia vita,
tra tutte le altre donne sei tu la preferita”.
Sii dolce caro e buono e non dimenticare
di morderti la lingua prima di brontolare,
non risparmiar le coccole ne i baci o le carezze
e al petto forte stringila sciogliendo le incertezze.
Vedrai tu dal suo cuore un limpido ruscello
sgorgare, e tumultuoso mutarsi in torrentello,
s’ingrosseran le acque correndo verso il mare
e non esiste forza che le potrà fermare
tutto verrà travolto da spumeggianti onde
che saliranno in alto riflesse dalle sponde
si perderà la mente tra questo turbinio
raggiunta infin la meta vi troveran l’oblio.
O dolce e cara figlia or cambia la tua vita
e dentro al nostro cuore velata è una ferita
noi ti vogliamo bene ma tanto tanto tanto
e so che nel tuo cuore sai riconoscer quanto.
Ci fosti tu donata da un essere Divino
che oggi ha benedetto il nuovo tuo destino
di te e del tuo sposo noi siamo molto fieri
l’abbiamo conosciuto che a noi ci sembra ieri
quest’oggi sull’altare raggiante ti ha portato
e fedeltà per sempre con gioia ti ha giurato.
Rispettalo ti prego e amalo col cuore
che sia d’esempio a tutti il vostro grande amore
sii sempre dolce e cara sorella amante e moglie,
a volte con lo sguardo l’altrui desir si coglie.
Suvvia miei cari sposi su, datevi da fare
un vispo pargoletto vorremmo coccolare
ritroveremo ancora lo spirito Divino
che aleggia nelle case accanto ad ogni bambino.